Curcuma: oro sotto radice. Il rizoma dai mille benefici
La curcuma, il rizoma dai mille benefici
“Siamo quello che mangiamo” (1999, Wood e Brooks), e la curcuma ne è la testimonianza.
In questi ultimi anni sempre più evidenze scientifiche ci confermano quanto l’affermazione di questi due studiosi si riveli vera e soprattutto molto attuale: numerosi studi, specialmente nell’ultimo ventennio hanno dimostrato come diete ricche di antiossidanti, come quella Mediterranea, Indiana e Nepalese, siano eccellenti nella prevenzione di alcune malattie, molte delle quali correlate con lo stress ossidativo come le patologie cardiovascolari, il cancro, i disordini metabolici e l’invecchiamento precoce.
In particolare, soprattutto nell’ambito degli stili di vita indiano e nepalese, l’attenzione si è concentrata su una radice (per la precisione un rizoma) di una pianta tropicale della famiglia dello zenzero: la “Curcuma Longa”, volgarmente conosciuta come “curcuma”.
Il potere antiossidante della Curcuma
Come mai questo rizoma dal colore dorato ha attirato su di sé tante attenzioni?
La responsabile è senza dubbio la curcumina, il suo composto principale in grado di donarle quel luminoso colore giallo arancione che tutti conosciamo.
Per molti anni, soprattutto in Occidente, la curcuma era usata soprattutto come colorante o come aroma in cucina. Nei paesi asiatici invece è stata tradizionalmente utilizzata come erba medicale per numerose patologie proprio per le sue proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antitrombotiche, ipocolesterolemizzanti, antimicrobiche, neuroprotettive, antitumorali, e altre ancora che vedremo in seguito.
Come fa una molecola come la curcumina ad avere tutte queste proprietà? Gran parte delle sue potenzialità terapeutiche derivano dalla sua grande capacità di funzionare da antiossidante. Infatti, in molti casi, lo stress ossidativo può portare ad un’infiammazione cronica che gioca un ruolo importante nello sviluppo di malattie croniche come patologie autoimmuni, cardiovascolari, endocrine, neurodegenerative e neoplastiche: la curcumina, agendo sulla cascata di processi infiammatori, è in grado di diminuire l’infiammazione diminuendo lo stress ossidativo e di conseguenza l’infiammazione.
Numerosissimi studi sono stati effettuati a questo proposito nell’ambito delle più disparate patologie di origine infiammatoria come ad esempio le allergie soprattutto di tipo respiratorio: in questi casi è stata dimostrata una diminuzione dell’infiammazione allergica in seguito ad assunzione regolare di curcumina.
Allo stesso modo la curcumina, grazie alle sue capacità antiossidanti, possiede capacità antireumatiche, antiartritiche e neuroprotettive. E non è finita: questa molecola è in grado di diminuire l’insulino resistenza (abbassando così il rischio di sviluppare il diabete); ha la capacità di abbassare e tenere sotto controllo il colesterolo LDL (il così detto colesterolo cattivo) e di diminuire il rischio di sviluppare patologie di tipo cardiovascolare e tumorale.
Il problema della biodisponibilità della curcuma
Detto tutto questo, è evidente che, per i suoi numerosi benefici, la curcuma va utilizzata molto più spesso in cucina.
Ma c’è un problema: la curcumina, a causa della sua struttura, è quasi insolubile in acqua e questo incide negativamente sulla sua biodisponibilità (cioè sulla capacità dell’organismo di assorbirla e quindi di utilizzarla). Come fare allora? Semplice: mischiare la curcuma con una punta di pepe nero (non lo faccia chi soffre di malattie infiammatorie intestinali, poiché il pepe aumenta la permeabilità intestinali, in questo caso aiutarsi con dell’olio piuttosto): questo infatti contiene la piperina, una molecola che, assunta insieme alla curcumina ne aumenta la biodisponibilità del 154%.
A tutti i miei pazienti consiglio una tisana speciale di mia invenzione, a base di curcuma, da consumare la sera dopo cena davanti ad un film o mentre si legge un libro interessante. Anche i pazienti all’inizio più restii a consumarla, ora non ne possono più fare a meno!
Che dire… buona curcuma a tutti!
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